L’altro giorno ho acquistato in dvd uno dei miei film preferiti: Lettera a tre mogli di Joseph Mankiewicz (lo stesso di Eva contro Eva per intenderci), uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
Solo i critici italici (come vi sbagliate) non hanno saputo collegare la trama di questo classico con l’idea di base delle Casalinghe disperate che ci hanno tormentato in questi anni. Ma, si sa, i critici italici sono di un’incompetenza pari solo alla loro supponenza.
Mentre pagavo, la cassiera mi ha guardato strano e poi, col suo unico neurone attivo, ha tirato fuori una stolida mimica sprezzante contro la copertina, del tipo: “ma è vecchio!”
Certo, il classista che latita in me ha ben capito perché facesse solo la cassiera, ma ella ha anche inconsapevolmente saputo rappresentare tanti e tali di quei preconcetti all’italiana, che ci vorrebbe un libro di 900 pagine per raccontarli tutti. E il paradosso è che il film in questione riesce a metterne parecchi sul tavolo, però con grazia e eleganza.
I bertinottidi che leggerano questo articolo resteranno soddisfatti dall’idealista interpretato da un Kirk Douglas in grandissimo spolvero… che peraltro commuove il byroniano che è in me, quando cita la commovente “She walks in beauty”, un manifesto della bellezza che non ha mai avuto eguali nella storia della letteratura occidentale.
Il regista del film combattè contro Cecil B. De Mille che voleva denunciare al senatore McCarthy molti colleghi sospettati di chissà quali cospirazioni filocomuniste. A suo fianco si ergette… ergerse… si alzò in piedi il grande John Ford che disse la famosa frase (da me tradotta in romanesco): “Mi chiamo John Ford e faccio western. Cecil vedi di piantarla e di non rompere i coglioni: chiunque può essere comunista, basta che sappia usare il cervello”
E su chi nel mondo del cinema denunciò amici e colleghi potrei scrivere almeno dieci post; correrei il rischio di essere copiato da critici patentati, e francamente non mi va. Certo, un paio di nomi ve li butto giù, perché li rivedrete sotto altri aspetti: Clark Gable, Gary Cooper e il mio amatissimo Humphrey Bogart… che però affermò di essere stato costretto a farlo (quindi ipocritamente non toglierò la sua foto dal mio portafogli)…
Lettera a tre mogli vinse due Oscar, per la sceneggiatura (sublime) e per la regia. Chiunque deve qualcosa a questo piccolo capolavoro.
Voi dovete solo che acquistarlo. In tutta fretta perché ce ne sono poche di copie in giro… perché le ho prese quasi tutte io. 🙂